La Sig.ra MARTA, oggi 32enne, ha subito all’età di 16 anni un intervento alla spina dorsale in seguito ad un infortunio sportivo. L’intervento, eseguito presso uno ospedale di eccellenza nazionale, prevede “un’artrodesi strumentata posteriore per spondilolistesi L4-L5, con applicazione di due coppie di viti peduncolari in titanio e due cages in titanio, più osso omoplastico fra L4 e L5, osso di banca sull’area di artrodesi e due barre in titanio per completare la strumentazione.”
Una settimana dopo il primo intervento si è reso necessario un secondo intervento in quanto “una delle viti ha perforato il peduncolo di una delle vertebre coinvolte.”
La Sig.ra MARTA sarà costretta a 40 gg di busto gessato e un lunghissimo periodo (circa 6 mesi) di riabilitazione muscolare e funzionale in quanto un’elettromiografia rileva “abbondante attività spontanea di denervazione e rari potenziali motori attivabili. Il muscolo gemello interno presenta attività di denervazione in misura inferiore. I dati sono compatibili con una sofferenza neurogena prevalente a carico del territorio radicolare L5 ed in parte S1.”
Nei mesi a seguire il deficit al piede sx permane, oltre a forti dolori alla schiena che vengono considerati dai medici “normali”.
Dopo 3 anni la Sig.ra MARTA, sfinita dai dolori, decide quindi si sottoporsi spontaneamente ad una visita ortopedica specialistica. Le radiografie evidenziano la completa fuoriuscita della strumentazione, causate anche dall’utilizzo di viti troppo lunghe rispetto alle vertebre di una 16enne, e lo specialista consiglia di contattare immediatamente l’ospedale per un nuovo intervento.
Pochi mesi dopo verrà quindi sottoposta ad un terzo per una revisione dell’artrodesi strumentata L4-L5 per via posteriore. La situazione continua a non migliorare, i dolori a gamba e piede sinistro sono incessanti.
Un anno dopo, la sig.ra L.A decide di sentire il parere di un altro specialista che richiede di presentarsi con RX, TC e RMN.
Alla visita specialistica si riscontra una retroposizione della cage in L4-L5 della vite peduncolare di L4 e retropulsione di L5. Il caso si presenta pertanto, a questo punto, molto complesso, visto la non riuscita degli interventi precedenti e, a parere dello specialista sarebbe, necessario intervenire, poiché la posizione delle cages e delle viti peduncolari risultano rischiose, ma sarebbe assai rischioso anche un intervento chirurgico e non si assume tale responsabilità.
Lo specialista inoltre, sconsiglia alla Sig.ra MARTA di soli 23 anni, di intraprendere una gravidanza poiché il peso graverebbe sulla sia salute della Sig.ra MARTA che al bambino, il quale non troverebbe lo spazio necessario per crescere a livello lombare.
LA Sig.ra MARTA si ritrova quindi un momento di confusione, dovuta a quanto appreso, oltre ad una situazione insostenibile in quanto non può camminare per troppo tempo, non riescie a stare seduta per molto tempo, non può correre, fare sport e nessuna altra attività che richieda un piegamento della schiena o un uso prolungato delle gambe
La situazione continua a peggiorare, fino al punto che gli antidolorifici hanno alcun effetto e la Sig.ra L.A sente chiaramente al tatto la fuoriuscita delle viti impiantate.
Da un ulteriore controllo presso un noto neurochirurgo emerge, dopo circa 16 anni dal primo intervento, la fuoriuscita delle viti di L4 di destra, e anche in questo caso viene valutata la possibilità di un nuovo intervento, molto rischioso, per cercare di migliorare leggermente la sintomatologia dolorosa della gamba e del piede, e, anche in questo caso viene sconsigliata la possibilità di affrontare una gravidanza.
La situazione clinica della Sig.ra MARTA risulta ancora oggi molto complessa e in fase di sviluppo, ma i professionisti di Rimedia Medical hanno individuato la possibilità di richiedere un risarcimento per l’impossibilità di affrontare una gravidanza, soprattutto in relazione della giovane età della Sig.ra MARTA, oggi 32enne.
I CTU del tribunale hanno immediatamente evidenziato la complessità: la lunga storia clinica, la giovane età del primo intervento, e la delicatezza dei vari interventi subiti rende, ad oggi, difficile individuare una chiara responsabilità medica rispetto ad un eventuale errore durante uno o più interventi, ma, come suggerito dai medici legali di Rimedi Medical, alla sig.ra MARTA è stato riconosciuto un risarcimento per la mancata possibilità di affrontare una gravidanza in seguito agli interventi subiti.