La maggior parte dei clienti che riceviamo hanno un approccio iniziale di grande diffidenza rispetto la possibilità di chiedere un risarcimento del danno subìto a seguito di una vicenda medica o sanitaria. In particolare notiamo spesso 5argomenti ricorrenti che val la pena di approfondire:
- Difficoltà a trovare un medico legale e un avvocato competenti nella materia specifica e di fiducia
- Costi insostenibili
- I medici appartengono tutti alla stessa categoria e sarà difficile che qualcuno riconosca l’errore di un collega
- Dispiacere a dover ricordare e discutere di fatti spiacevoli e a volte dolorosi
- Procedura molto complicata e lunga
Prima di affrontare nel dettaglio questi temi, però, togliamoci immediatamente un dente con una piccola nota sgradevole (per alcuni): per correttezza intellettuale bisogna dire che – purtroppo – anche l’errore medico fa parte dei fenomeni umani.
Il corretto approccio – per chi si imbarca in un percorso di richiesta di risarcimenti – dovrebbe mirare ad evitare la criminalizzazione dell’intera categoria. Il fatto che il nostro ordinamento giuridico preveda il risarcimento del danno medico è un’importante segno di civiltà e serve a dare una risposta concreta – seppur di natura economica – a chi ha ingiustamente subìto un danno. E’ vero che chi ha avuto la sfortuna di subire un danno da errore medico solo in alcuni casi potrà ottenere un intervento riparatorio. Ma è anche vero che se a livello generale non si ammettesse l’errore medico come parte dei fenomeni umani a nessuna persona sana di mente verrebbe mai in testa di studiare così tanto per avviarsi a questa professione. Infine non bisogna confondere l’errore medico con la malasanità in senso stretto, fenomeno più delicato e che comporta differenti responsabilità.
Difficoltà a trovare un medico legale e un avvocato competenti nella materia specifica e di fiducia
Effettivamente la scelta dei professionisti ricopre un ruolo di primaria importanza in un percorso così delicato e tecnico. Il rapporto fra cliente e professionista è anzitutto un rapporto di fiducia. Questo perché, a differenza di altri lavori, queste figure non sono in grado di prevedere con certezza quali saranno i risultati della loro consulenza e se questa sarà confermata nelle sedi giudiziarie. E’ importantissimo quindi poter contare su professionisti in grado di affrontare l’incarico conferito con serietà e competenza e che non abbiano l’esclusivo interesse ad emettere fatture.
Purtroppo non sempre l’Avvocato cui siamo abituati a rivolgerci ha esperienza in questa materia e potrebbe essere necessario cercare quello giusto. Un ruolo utile potrebbe essere svolto da professionisti del settore o società organizzate ad erogare questo servizio perché trattando la materia con costanza possono attingere a rapporti consolidati e competenti. In ogni caso sarà necessario conoscere i professionisti e capire se questi ispirano fiducia.
Costi insostenibili
Si sa che più un lavoro è complesso e specifico più sarà costoso. Nella materia della responsabilità medica e sanitaria, inoltre, sono coinvolti più professionisti e ognuno di questi (compresi quelli nominati dal Tribunale)avrà diritto ad essere retribuito. Non bisogna però disperare perché in Italia la legge consente sia ai Medici Legali che agli Avvocati di concordare con i propri clienti un compenso misurato in percentuale sul valore della lite. Stiamo parlando del cosiddetto patto di quota lite (o metodo all’americana). Questo consentirà di predeterminare il costo delle consulenze. Inoltre esiste la possibilità di rivolgersi a società come Rimedia che possono valutare insieme al cliente la possibilità di addossare alla stessa società i costi delle consulenze di parte e quelle del tribunale e concordare un compenso legato esclusivamente ai risultati. In questo modo si ottengono due benefici: da una parte il cliente potrà affrontare il percorso senza le barriere dettate dall’eccessiva onerosità e dall’altra il avrà a disposizione un soggetto che investendo risorse e tempo nei confronti del cliente avrà un naturale interesse a far raggiungere il miglior risultato possibile.
I medici appartengono tutti alla stessa categoria e sarà difficile che qualcuno riconosca l’errore di un collega.
Questa problematica, seppur astrattamente fondata, in realtà non deve spaventare. Esiste infatti una specifica branca della medicina – la medicina legale – che si occupa proprio di questi aspetti. Questi medici svolgono una professione molto slegata dalle altre professioni mediche e hanno un codice deontologico e delle responsabilità molto stringenti. Inoltre, proprio per evitare possibili conflitti di interesse, in una causa di responsabilità medica verrà nominato un perito che vive e opera in un luogo differente e distante da dove sono successi i fatti!
Ovviamente il consiglio è di scegliere accuratamente sin dall’inizio da chi farsi seguire nell’iter.
Dispiacere a dover ricordare e discutere di fatti spiacevoli e a volte dolorosi
Questo tema è molto delicato e le valutazioni variano da persona a persona perché ognuno ha la propria sensibilità. Possiamo dire che a volte “prendere il toro per le corna”, e affrontare con serenità la vicenda, può essere parte di un percorso per superare lo scoglio. Dal canto nostro abbiamo deciso di offrire ai nostri clienti la possibilità di usufruire di 2 sedute gratuite con un Counselor o uno Psicologo.
Procedura molto complicata e lunga
Come funziona la procedura di richiesta del risarcimento?
Diciamo subito che la procedura, conoscendola, può essere molto meno complicata di quello che ci si aspetta. Più che altro è importante che i consulenti che vengono scelti abbiano una grande padronanza della materia e tale padronanza si acquisisce con lo studio e l’esperienza.
Da un punto di vista tecnico possiamo semplificare l’esposizione partendo dal fatto che si svolgeranno 3 distinte fasi:
- Verifica dei presupposti medico-legali e giuridici (presupposti preliminari)
- Fase stragiudiziale
- Fase giudiziale (eventuale)
La verifica dei presupposti preliminari.
Partire dalla verifica dei presupposti medico-legali e giuridici è molto importante perché altrimenti si correrebbe il rischio di iniziare un’inutile battaglia “contro i mulini a vento”.
E’ vero che tutte le persone che pensano di avviare una richiesta di risarcimento partono dal presupposto di aver subìto un’ingiustizia ma è anche vero che non tutto quello che capita può essere effettivamente oggetto di una richiesta di risarcimento.
Bisogna prima di tutto verificare se esiste il cosiddetto nesso causale(o nesso di causalità); bisogna cioè accertare se esiste un collegamento giuridicamente significativo fra causa (l’azione o la condotta che si ritiene dannosa) ed effetto (il danno in se). Il professionista che si occupa di questi aspetti è il Medico Legaleche redigerà una vera e propria perizia di parte.
Una volta accertato il nesso causale bisognerà inoltre verificare se esistono le condizioni giuridiche per formalizzare una richiesta di risarcimento. Ad esempio se sono passati più di dieci anni dai fatti potrebbe essere intervenuta la prescrizione con conseguente perdita del diritto ad essere risarciti. Il Professionista che si occupa di questi e altri aspetti è l’Avvocatoche avrà un ruolo molto importante durante l’intera procedura.
Nella fase iniziale è molto importante che Medico Legale e Avvocato dialoghino fra loro e affrontino la questione da tutti i punti di vista. Affrontare con approssimazione o incompetenza la fase preliminare significa da una parte rischiare di aggravare la situazione dell’interessato, d’altra parte un approccio superficiale potrebbe portare a raggiungere risultati non adeguati. La scelta di questi professionisti si basa su un importante rapporto di fiducia.
Superata la verifica dei presupposti preliminari si passa alla fase stragiudiziale.
Anzitutto spieghiamo che stragiudiziale significa semplicemente che si tratta di attività che si svolge prima di un vero e proprio processo in Tribunale.
Anche la fase stragiudiziale è suddivisa in più step. Tutto inizia con la cosiddetta lettera di messa in mora. L’avvocato incaricato manderà una raccomandata con ricevuta di ritorno (o una PEC) al responsabile dell’errore medico con la quale formalizzerà la richiesta di risarcimento del danno subìto indicando le ragioni tecniche e fattuali che giustificano la richiesta stessa e quantificherà economicamente la richiesta.
Ricevuta la richiesta l’azienda ospedaliera (o il singolo medico) effettuerà una verifica dei fatti e valuterà se iniziare o meno una trattativa con la persona che ha subìto il danno e il suo Avvocato. In caso positivo le eventuali offerte economiche ricevute verranno valutate con l’ausilio e i consigli sia del Medico Legale che dell’Avvocato. Se fra le parti si raggiunge un accordo la procedura si completa. In caso contrario bisognerà iniziare con gli step successivi e in particolare bisognerà decidere se iniziare una procedura di Mediazione Civile oppure se avviare un Accertamento Tecnico Preventivo (ATP). Questo passaggio, oltre ad essere un’opportunità aggiuntiva per cercare di raggiungere un accordo, è un passaggio obbligatorio. La Legge Gelliprevede infatti l’impossibilità di avviare una causa in Tribunale in materia di responsabilità medica e sanitaria se le parti non hanno tentato preliminarmente una Mediazione o, in alternativa, non hanno avviato un’ATP.
La scelta fra Mediazione e ATP non deve essere presa a cuor leggero ma sulla base delle valutazione strategicheche saranno affrontate con i consulenti incaricati. La Mediazione Civile è una procedura informale disciplinata dalla legge (decreto legislativo n. 28/2010) e comporta la nomina di un Mediatore imparziale che condurrà degli incontri di trattativa fra le parti cercando di aiutarle a ravvicinare le posizioni e raggiungere un accordo conciliativo. L’ATP è invece una procedura più formale che possiamo considerare stragiudiziale anche se si svolge sotto il controllo del Tribunale. Sostanzialmente si chiede al Giudice di nominare un proprio Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) che avrà il compito di redigere una perizia imparziale. Sulla base di questa perizia le parti sono poi invitate dal Giudice a raggiungere un accordo conciliativo. Anche se la perizia del CTU è un atto molto significativo (basta pensare che se le parti non trovano l’accordo questa perizia sarà utilizzata dal Giudice nel corso della successiva causa) non è vincolante per le parti che avranno sempre la libertà di contestarla o di accettarne il contenuto e trovare quindi un accordo.
Se la fase stragiudiziale non consente di raggiungere un accordo inizia la fase giudiziale.
Se con l’attività stragiudiziale non è stato possibile raggiungere un accordo bisognerà iniziare la vera e propria fase giudiziale che consiste nell’avvio di una causa civile in Tribunale (in alcuni casi potrebbe trattarsi di una causa penale ma questo riguarda soltanto i casi più gravi di responsabilità). Una causa per responsabilità medica funziona come una qualsiasi altra causa con la differenza che essendo una materia molto tecnica, le consulenze di parte e quella d’ufficio giocano un ruolo decisivo. Per questo motivo, soprattutto quando la perizia del CTU è chiara le parti avranno interesse a cercare un accordo conciliativo.