Essere vittima di errore medico e ritrovarsi a dover fare i conti su quanti danni si siano riportati: in Italia è una criticità comune a tantissimi pazienti, circa il 10% del totale di coloro che richiedono una prestazione sanitaria. In molti casi si procede per vie legali, visto che sono oltre 300 mila le cause pendenti in Italia legate a richieste di risarcimento per errore medico.
La domanda che ci si pone in questi casi è: come si calcola il risarcimento per un errore medico subìto? Di base con la legge Gelli – Bianco del 2017 le carte in tavola sono cambiate e sono state introdotte novità in termini di responsabilità medica, sia civile che penale. Secondo questa nuova normativa, un soggetto vittima di errore medico (e in caso di decesso, i suoi eredi) può richiedere i danni alla struttura sanitaria responsabile; all’operatore; all’assicurazione della struttura.
Sfortunatamente, andare a calcolare la monetizzazione esatta di un danno cagionato alla salute non è impresa facile, in quanto si parla di un diritto garantito a livello costituzionale (diritto alla salute, per l’appunto). Come si comportano i tribunali nell’andare a sancire il risarcimento pe errore medico?
Come si muovono i tribunali per stabilire il risarcimento
Si parte da una distinzione a monte, quella tra danni permanenti micro e danni permanenti macro; in sostanza si opera una prima distinzione sulla base di danni permanenti, ma in base alla loro gravità, quindi alla percentuale di invalidità che viene assegnata a seguito del danno riportato dal paziente.
Quindi un tribunale procede andando a stabilire la percentuale di invalidità riportata dal paziente, compito che viene ovviamente svolto dai medici legali sulla base di determinate informazioni: i fattori da valutare possono essere la tipologia di lesione, l’organo eventualmente offeso, l’incidenza della menomazione sulla vita quotidiana del paziente. In questo senso anche il lavoro che svolge il paziente ha la sua importanza, dato che il tribunale dovrà, in fase di deliberazione del risarcimento, partire dalla perdita di patrimonio che la menomazione rischia di causare al paziente.
In questa fase sono determinanti le cartelle cliniche per andare a valutare eventuali responsabilità o negligenze da parte del personale medico e della struttura. Solitamente prima di procedere in tribunale si cerca sempre un accordo bonario tra le parti o una mediazione tramite organismo terzo. Se questo non serve ad ottenere il risarcimento trovando un accordo, si procede poi con la causa in tribunale.
Stabilire il danno: le Tabelle del Tribunale di Milano
Uno dei criteri maggiormente seguiti per stabilire il giusto risarcimento per errore medico è quello delle Tabelle del Tribunale di Milano, che vengono aggiornate costantemente grazie al lavoro di legali, giudici, professori universitari, medici legali ed altri professionisti del settore che monitorano l’andamento delle sentenze nei tribunali relative a casi di malasanità anche per trovare criteri uniformi.
Grazie alle Tabelle del Tribunale di Milano è possibile calcolare gli importi dovuti a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale per responsabilità medica; queste tabelle nascono per garantire uniformità delle liquidazioni per danni medici e di conseguenza una loro prevedibilità. Le tabelle non sono basate sul singolo danno o sulle varie lesioni, ma lavorano su un punteggio attribuito al danno biologico.
In sostanza le Tabelle di Milano lavorano andando ad individuare un punteggio base per ciascun punto di invalidità mettendo in correlazione fattori come fasce di età e tipologia di danno; una vera e propria personalizzazione del danno alla quale contribuiscono fattori anche soggettivi come verifica della menomazione, incidenza concreta sulla vita del paziente.
Le Tabelle di Milano vengono aggiornate con frequenza e seguono i criteri degli indici Istat, andando a rivalutarsi nel corso degli anni sulla base dell’andamento dell’inflazione. Lo strumento ad oggi più utilizzato dai tribunali per stabilire il giusto risarcimento a seguito di un errore medico.